Come si può accettare che il servizio sanitario pubblico, diritto costituzionale per eccellenza (quello alla salute), non venga svolto perché alcuni operatori e medici si rifiutano di svolgere il proprio lavoro per ragioni “di coscienza”?
Non si può morire per un scelta che non ha nulla a che vedere con il diritto alla vita, senza per questo entrare nel merito della scelta di un medico di essere obiettore di coscienza.
I medici obiettori non vogliono essere obbligati a prestare il servizio di interruzione volontario di gravidanza? È certamente un diritto, ma questo non può pregiudicare il diritto delle donne utenti a scegliere per se stesse.
Il servizio sanitario pubblico deve risolvere il problema accollandosi, se lo ritiene l’onere dell’obiezione, e prestando comunque il servizio dovuto. Ad esempio assicurano sempre la disponibilità di un medico non obiettore nel reparto.
Che cosa sia accaduto davvero a Catania lo accerteranno, naturalmente, le autorità competenti.
La legge 194 prevede che sia competenza delle Regioni il rispetto della legge nelle Asl e nelle strutture pubbliche, ma evidentemente qualcosa non funziona se esistono regioni, come il Lazio, la Campania o la Sicilia, in cui gli obiettori sfiorano il 90% del personale medico.
Il Parlamento con la più alta presenza femminile della storia della Repubblica si è dimostrato sensibile alle tematiche di genere, accesso alle cure, codice rosa, ma molto spesso la legge dello Stato non riesce a essere applicata in modo omogeneo all’interno di tutto il territorio nazionale e le disparità tra le regioni, come abbiamo visto, sono vergognose.
Non è accettabile che a decenni di distanza si continui ad usare il corpo delle donne come campo di battaglia ideologico.
non è in discussione il diritto della maternità ma il diritto del nascituro che è un cittadino e va tutelato sino alla maggiore età
da qui l’assegno di cittadinanza anche al nascituro e la donna gravida ne è la tutrice legale nei nove mesi di gestazione