Chi sono

533594_372598079493963_617190324_nMi chiamo Francesco Campanella, ho quarantasette anni, mi occupo della formazione dei miei colleghi alla Regione. Amo la storia della Sicilia, specie quella medievale.

Sin da ragazzo ho rifiutato la logica del “farmi i fatti miei”, per questo ho sperimentato la partecipazione a scuola ed all’Università.

Assunto alla Regione ho capito presto come (non) funzionava la macchina amministrativa. Con una semplificazione può dirsi che negli uffici regionali esistono due grandi insiemi di dipendenti: quelli in simbiosi con la politica, coccolati e portati avanti indipendentemente da volontà e capacità, per i quali le leggi si interpretano e, al limite, si fanno, e tutti gli altri, il cui lavoro è spesso ignorato, per i quali, se non s’adattano alla volontà del politico che in quel momento controlla l’amministrazione, le leggi e tutte le regole si applicano in modo ferreo e restrittivo. Questo stato di cose comporta che nonostante il lavoro di migliaia di persone la Regione non riesca a svolgere il suo compito, a servire i cittadini e a generare sviluppo.

Presto ho iniziato, in un gruppo di colleghi volenterosi, a lavorare nel sindacato, provando a contrastare lo strapotere della politica e dei “suoi” regionali. Erano gli anni seguiti alla morte di Falcone e di Borsellino. C’era in tutti noi una voglia ed una fiducia, sofferta e forte, nel cambiamento.

Ma questi ultimi sono stati (e sono) anni difficilissimi, nei quali la qualità della politica è scaduta sia a destra (basta dire Berlusconi) che a sinistra, sia per lo sgretolamento della parte più coerente della sinistra in tanti partitini, sia per l’adozione da gran parte della dirigenza del PD di un realismo politico tanto cieco da farla agire come la peggior Democrazia Cristiana, senza tenere conto dei sentimenti e delle speranze dei suoi elettori.
Ma la cosa peggiore che si vede in giro oggi è la perdita di fiducia nella democrazia responsabile: da una parte la rassegnazione della gente e dall’altra l’adesione di tutti i partiti ad una concezione della politica per cui questa è fatta da leader che decidono e seguaci che applaudono.

Ma qualità scadente della politica significa grande spazio per disonesti e profittatori.
La Regione non è stata da meno ed alla poltrona che fu di Mattarella hanno potuto sedersi persone dubbie come Lombardo o indubbie come Cuffaro, mentre l’Assemblea regionale ha aperto le porte anche a gente che doveva andare in galera (ed in qualche caso c’é pure andata).

Oggi c’è bisogno di uomini e donne che producono, disposti a prestare il loro tempo libero alle questioni di tutti, che rifiutano la politica come professione e credono nella partecipazione in prima persona di tutti i cittadini.
Gente che non vuole “farsi i fatti propri”.

Se si cambia la Regione (assessorati e sovrintendenze, motorizzazioni e musei, uffici di collocamento ed aziende sanitarie) la si può trasformare in ciò che da sempre avrebbe dovuto essere: uno strumento efficace per lo sviluppo della nostra terra. Insomma, si cambia la Sicilia e con sudore e buona volontà la si può trasformare veramente in un’Isola a cinque stelle!

Lascia un commento