Atto ispettivo sui punti nascita in Sicilia

Atto n. 4-00250

Pubblicato il 23 maggio 2013, nella seduta n. 28

CAMPANELLA ,  BULGARELLI ,  CASTALDI ,  CATALFO ,  CRIMI ,  DE PIETRO ,  GAMBARO ,  LEZZI ,  MONTEVECCHI ,  PUGLIA ,  ROMANI Maurizio ,  SANTANGELO ,  SERRA ,  TAVERNA ,  VACCIANO

Al Ministro della salute.

Premesso che:

l’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 relativo alle Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo ha previsto “la razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1000/anno”;

tale processo di riorganizzazione della rete assistenziale materno-infantile ha determinato la progressiva chiusura di diversi punti nascita in varie regioni;

tra questi va considerato il caso della Sicilia il cui assessorato regionale per la sanità ha disposto, tramite il decreto n. 2536 del 2 dicembre 2011, la chiusura di diversi punti nascita con la conseguenza che molte donne sono ora costrette a partire alcune settimane prima della data presunta del parto per raggiungere le strutture dove far nascere i loro bambini;

a seguito delle disposizioni adottate, numerose sono state le proteste messe in atto dalle popolazioni locali a tutela del diritto alla nascita;

in conseguenza di ciò, gli orientamenti assunti dal Governo regionale sono stati rimessi in discussione e la Giunta regionale ha specificamente provveduto ad adottare una delibera che ha determinato una deroga alla chiusura di alcuni punti nascita;

la deroga si fonda essenzialmente sul fatto che alcune realtà si collocano in una condizione di elevato disagio a causa la natura dei luoghi;

rimangono tuttavia destinati alla chiusura altri punti nascita posti in altrettante difficili condizioni territoriali, che dunque impongono una scelta opposta alla soppressione, quali, ad esempio, i presidi di ostetricia e ginecologia con i relativi punti nascita nelle isole di Pantelleria e Lipari;

in considerazione di ciò, negli ultimi anni, in accordo con il Ministero della salute, con l’assessorato per la sanità e con le direzioni delle aziende sanitarie, è stato deciso l’avvio di una fase di riorganizzazione che contemplasse la sicurezza delle partorienti e dei nascituri e desse inizio al modello di organizzazione sanitaria del “doppio binario”, ovvero la possibilità, per la gestante, di decidere se partorire sull’isola o recarsi sulla terraferma, fermo restando che nei casi di possibile complicanza la gestante sarebbe in ogni caso trasferita in altra struttura ospedaliera;

in particolare, la posizione geografica dell’isola di Pantelleria e le difficoltà dei collegamenti marittimi ed aerei, oltre a provocare gravi disagi, anche economici, legati ai peculiari trasporti in elicottero, potrebbero, in caso di chiusura del punto nascita, mettere a repentaglio la vita delle gestanti e dei nascituri costrette a lasciare l’isola per partorire in strutture ospedaliere sulla terraferma;

con la chiusura del punto nascita dell’ospedale nell’isola minore, infatti, una donna in stato di gravidanza sarebbe costretta ad affrontare la traversata in mare per raggiungere la struttura ospedaliera più vicina nonché a subire ulteriori disagi, anche in termini di costi;

a tal fine, l’attuale Giunta della Regione Sicilia ha approvato un piano di ottimizzazione dell’assistenza sanitaria nelle località disagiate promuovendo il diritto alla salute per i cittadini delle isole minori e dei comuni disagiati della Sicilia;

la stessa Giunta regionale ha così varato alcune importantissime e indispensabili deroghe, che però dovrebbero essere oggettive e uniformi: infatti è stato previsto il mantenimento e la contestuale messa in sicurezza dei punti nascita di Lipari, Pantelleria, Mistretta, Bronte, Nicosia, Mussomeli e della casa di cura Attardi di Santo Stefano di Quisquina che, pur avendo un numero di parti annui inferiore a 500, presentano peculiari caratteristiche di isolamento territoriale o difficoltà di trasferimento delle pazienti alle strutture ostetrico-ginecologiche più vicine;

rimangono escluse, però, le strutture sanitarie di Petralia e Corleone (Palermo), una situazione inaccettabile per due comuni dell’entroterra regionale che rappresentano realtà che per le loro caratteristiche non possono a giudizio degli interroganti non rientrare fra le aree alle quali applicare la deroga: i punti ospedalieri più vicini di secondo livello sono infatti Palermo, a 57 chilometri, ed Agrigento, a 100 chilometri, mentre quello di primo livello è Partinico a 42 chilometri;

considerato che:

è doveroso da parte delle istituzioni prestare attenzione a questo particolare problema, garantendo il diritto e la piena tutela della salute dei cittadini delle isole minori e dei comuni disagiati della Sicilia;

questa grave situazione comporta grandissimi disagi alle donne, dal punto di vista sia economico (viaggi, albergo, vitto, auto per gli spostamenti, eccetera) sia psicologico poiché, in un momento della vita delicatissimo com’è quello della nascita di un figlio, si ritrovano spesso sole, lontane dai familiari e dagli amici, senza nessun conforto,

si chiede di sapere:

quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda assumere, nel rispetto dell’autonomia regionale, per assicurare che nei territori svantaggiati dal punto di vista infrastrutturale venga garantito il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e, in particolare, il mantenimento di punti nascita di primo livello;

in particolare, quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché venga adeguatamente considerata la specifica posizione dei comuni siciliani soggetti a particolari disagi nel settore sia dei trasporti sia dell’assistenza sanitaria, delineando un modello specifico di assistenza alle nascite.

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