Riflessioni ucraine

Riflessioni Ucraine
Il motivo principale per cui Putin ha invaso la Ucraina potrebbe essere la sua personale volontà di potenza. Il suo disegno di una “Grande Russia” che coinvolga in Europa anche Ucraina e Bielorussia. Le giustificazioni le ha cercate nel conflitto tra i cittadini ucraini di lingua russa delle provincie del Donbass e nel comportamento del governo ucraino, che ha mandato a combatterli anche reparti di milizie irregolari neonaziste. Ma certamente ha pesato anche il mancato rispetto degli impegni occidentali a non espandere la NATO verso est.

Oramai è noto che allo scioglimento del patto di Varsavia gli USA si erano impegnati a non espandere la nato ad Est, salvaguardando la sicurezza della Russia. Questi impegni non sono stati rispettati e, in più, si è data l’idea che il processo di espansione continuasse, aprendo all’Ucraina nella Nato, qualora questa lo avesse chiesto.

Se Putin fosse stato un leader equilibrato, oltre alle normali proteste diplomatiche avrebbe potuto fare pressione sull’Occidente variando prezzi e flussi della fornitura di Gas. Sta diventando evidente quanto il gas Russo sia vitale per l’Europa.

Non lo ha fatto. Ha ritenuto più semplice e più efficace sostenere il costo umano e politico di una invasione armata piuttosto che far pesare nei negoziati l’utilità delle merci che la Russia vende all’Europa. Non ha voluto sostenere i costi economici di un uso politico delle esportazioni.

Dopo l’attacco di Putin alll’Ucraina, annunciato già da settimane, le potenze occidentali avrebbero potuto spendere immediatamente delle nette e pesanti sanzioni economiche: esclusione delle banche Russe dal sistema di pagamenti internazionali, riduzione delle importazioni, etc. Lo hanno cominciato a fare, ma solo un po’ dopo. Non immediatamente e con una certa riluttanza. In Italia, ad esempio, in tanti hanno continuato a far notare che le sanzioni alla Russia avrebbero p sarò anche sui paesi europei che le avrebbero poste in essere.

Inomtre i paesi occidentali hanno deciso di armare l’Ucraina e di rinforzare la difesa nei paesi della NATO confinanti con Ucraina e Russia. Ora, se è ovvio che dall’Ucraina arrivi la richiesta di armamenti e di un supporto militare diretto, altrettanto ovvio è che la scelta di inviare armi in Ucraina non è senza conseguenze anche sul processo che dovrebbe indurre la Russia a cessare il fuoco.

Le decisioni non sono mai indotte da un’unica causa e diciamo che la produzione e la vendita di armi da trasferire in Ucraina non è esente da conseguenze vantaggiose per i produttori.

Se considerazioni fatte fossero esatte bisognerebbe concludere che i governi tendono a misurare con grande attenzione le perdite di carattere economico e di potere e a guardare con meno attenzione le conseguenze per le persone, vittime a diverso titolo e in diverso modo delle guerre.

E se ciò fosse vero, dovremmo concludere che, quantomeno in questa situazione, i comportamenti del presidente russo e quelli dei governanti occidentali mostrano dei profili di somiglianza.

Intanto il popolo ucraino sta vivendo questi giorni sotto le bombe e sotto il fuoco dei cecchini. L’unico modo di liberarlo da questo stato di cose è stabilire il cessate il fuoco.

Nel frattempo il popolo Russo e i popoli occidentali, sebbene con livelli differenti di libertà e di informazione stanno manifestando contro la guerra. I pacifisti russi stanno pagando di persona la loro protesta.

In occidente i cittadini manifestano per la strada chiedendo la pace non solo a Putin ma anche ai propri governanti, che hanno adottato la scelta di inviare armi e la scelta di irrobustire la forza militare occidentale, incrementando la presenza di forze tattiche nei paesi NATO confinanti con la Russia e i suoi alleati.

Poiché l’interesse primario dei popoli è la pace, necessaria per la vita e per la prosperità è utile per i governi ascoltare la voce dei manifestanti così come si leva. Osserviamo invece che ascoltando molti uomini politici e tanti organi di stampa, si sente una sorta di voglia di vendetta contro Putin, e contro i Russi. Qualcuno è arrivato ad ipotizzare di attaccare anche la cultura russa, che così preziosa per l’Occidente.

Inimicarsi i Russi non è una scelta giusta e non è neppure una scelta opportuna. Dobbiamo piuttosto fare sapere ai russi la verità su come questa guerra è condotta, combattendo la propaganda Putiniana e dobbiamo fargli sentire che in Occidente non hanno nemici, ma persone e popoli amici che vogliono crescere e prosperare insieme a loro. Questo è il primo mandato di cui devono incaricarsi i vertici politici dei paesi democratici. Sanzioni economiche che colpiscano le oligarchie russe e verità che raggiunga il popolo russo. Non siamo nella società dell’informazione?

Un altro tema che rimane prepotente in agenda è il ruolo della NATO e quello dell’ONU nel nuovo teatro internazionale, in cui non c’è più il patto di Varsavia ed in cui l’Europa deve decidere se rimanere un mercato comune stabilizzato dalla garanzia della moneta unica, o se diventare un vero stato federale. Oggi è un vociare stonato, che non si pone neppure l’ambizione di essere un coro.

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