Palermo, 8 giugno 2016 – «Il Movimento 5 Stelle in campagna elettorale ha violato le norme sulla par condicio». Ne sono convinti i senatori Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Serenella Fucksia, che questa mattina hanno depositato a palazzo Madama un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarezza sulla presentazione del progetto “Ripartimpresa”, presentata lo scorso 31 maggio dal presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, e dai deputati all’Assemblea Regionale Siciliana Giancarlo Cancelleri e Angela Foti.
Secondo i tre senatori, «durante il periodo elettorale, anche la comunicazione istituzionale si riserva di diffondere contenuti dalla finalità informativa che possa influenzare in modo diretto e indiretto gli elettori: pertanto, risulta vietata qualsiasi forma di comunicazione patrocinata da enti pubblici, concernente attività o iniziative che siano riconducibili ad un soggetto politico individuato o individuabile».
«Considerato che sono vietate – sottolineano ancora i tre parlamentari – tutte quelle attività che propongono un’immagine positiva delle forze politiche impegnate nella competizione elettorale, delle istituzioni amministrate e dei suoi organi, allo scopo di legittimare l’operato svolto o di enfatizzarne i meriti, chiediamo ai Ministri dell’Interno e per gli affari regionali e le autonomie di verificare se l’enfasi posta nella presentazione del progetto, che peraltro non apporta nulla di nuovo alla compensazione tra crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione e debiti esattoriali, non sia soltanto un clamoroso assist elettorale di Rosario Crocetta e del “onnipresente”, Antonio Fiumefreddo, al Movimento 5 Stelle».
«La compensazione tra crediti verso la pubblica amministrazione e debiti esattoriali – conclude il senatore di Sinistra Italiana, Francesco Campanella – è un principio introdotto da una norma nazionale e già recepito a livello locale, anche in Sicilia. Non solo i 5 stelle siciliani hanno provato a spacciarlo come una novità, ma se ne sono anche serviti in piena campagna elettorale, violando chiaramente quanto previsto dalla legge».